In alto stanno l’energia e la decisione, in basso,
la passività nella sua forma più irrisoria: l’illusione del movimento,
l’autoinganno!!! La metà superiore del grande vetro è il regno della sposa.
All’estrema sinistra, la sposa in persona, o più esattamente in una delle
sue personificazioni: la sposa è un meccanismo, e la sua umanità non risiede
nelle sue forme, né nella sua fisionomia, la sua umanità è simbolica!!!
La sposa propriamente detta è appesa ad un gancio; la sagoma è identificata
come una figura femminile, acconciata con un cappello ed un velo. Sotto
la testa la mortasa sostiene un’asta o fusto metallico collegato al magnete
di desiderio. Il magnete di desiderio contiene in una gabbia la materia
di filamenti. Una secrezione della sposa al momento della sua fioritura.
L’asta del magnete di desiderio è un’asse, e da ciò deriva che il suo
altro nome sia albero tipo o motore a cilindri deboli, collegato ad una
specie di siringa o pungiglione: è la vespa. Le proprietà della vespa sono singolari: secerne la
benzina dell’amore per osmosi e possiede un olfatto che permette di percepire
le onde di squilibrio del giullare della gravità. Questa benzina erotica
o potenza timida, distribuita dal motore a cilindri deboli, a contatto
con le scintille della sua vita costante, esplode e fa fiorire la vergine
arrivata al termine del suo desiderio. Nella zona inferiore oscilla l’ago giunto; è montato
su una cinghia di vagabondaggio, ha la libertà degli animali ingabbiati
e la forma di un pendolo piuttosto minaccioso che oscilla sul vuoto: l’orizzonte,
vestito della sposa. La via lattea color carne è l’emanazione della sposa
al momento della sua fioritura cinematica: la sposa si apre, fiorisce,
si dilata di piacere! La via lattea color carne avvolge in modo disegualmente
denso i tre pistoni, la loro funzione consiste nel trasmettere agli scapoli
e al giullare della gravità le scariche della sposa, le sue sensazioni,
i suoi ordini. All’estrema destra, sulla linea dell’orizzonte, un altro
personaggio non dipinto: il giullare della gravità. La sua forma, se fosse
giunto ad averne una, sarebbe stata quella di una molla a spirale, posata
su un tavolino a tre gambe, sul quale avrebbe dovuto ruotare una biglia
nera: il giullare della gravità danza sulla
linea dell’orizzonte.
La metà inferiore del grande vetro è il mondo degli
scapoli. Nove stampi maschi, o cimitero di livree ed uniformi o matrice
di Eros. Sono vestiti vuoti, pezzi vuoti gonfiati dal gas di illuminazione.
La zona degli scapoli è quella della misura e della causalità, quella
della vostra geometria a due o tre dimensioni, e pertanto dalle forme
imperfette. Torniamo agli scapoli: corazziere, poliziotto, lacchè, garzone,
prete, fattorino di grandi magazzini, gendarme, becchino, capostazione.
Gli scapoli sono collegati al setaccio da un sistema di vasi capillari
che non sono altro che le unità metriche di lunghezza capricciosa. Dai
vasi capillari, il gas viene congelato e ridotto in pagliuzze, per essere
poi trasformato in nebbiolina…semisolida.
Gli spruzzi, invisibili, prodotti dalla caduta della
sospensione liquida, sono convogliati in un peso mobile con nove buchi,
verso i testimoni oculisti. Tra i nove stampi maschi e il setaccio, si
trova il carrello o slitta. Si presenta con un vestito d’emancipazione
e nasconde nel suo seno il paesaggio del mulino ad acqua, mosso da una
cascata, invisibile.Grazie ad un ingegnoso meccanismo che comprende la
caduta di una bottiglia di Benedettine, i pattini del carrello, scivolano
su di una rotaia sotterranea: la sua densità oscillante, esprime la libertà
d’indifferenza, unica libertà cui possiamo aspirare, in questo mondo di
relazioni orizzontali. Il carrello è animato da un movimento di va e
vieni; va, un peso cade e lo fa andare, vieni per attrito dei pattini.
All’andata e al ritorno il carrello recita interminabili litanie: vita
lenta, circolo vizioso, onanismo. Queste litanie sono il tema della vita
celibe del mondo in basso; i nove
scapoli le odono e vogliono uscire da sé stessi, liberarsi delle loro
maschere, ma non possono. Il continuo movimento dei rulli della macinatrice
di cioccolato si spiega con l’azione di un principio di spontaneità che
si condensa in questa formula: lo scapolo macina da solo il suo cioccolato.
Cioccolato che viene da non si sa dove, e che dopo la macinatura si deposita
in cioccolato al latte. Le forbici si aprono e si chiudono grazie al va
e vieni del carrello, le cui salmodie ritmano il movimento e controllano
l’impeto degli spruzzi. Il riverbero delle gocce passa attraverso le vesti
della sposa ed è riflesso verso il suo regno, per formare il quadro di
ombre proiettate. Il percorso dello scapolo ha termine nei testimoni oculisti,
dove le contraddizioni della sua psiche saranno risolte, dopo essere state
accentuate. Da qui il gas è testimone della messa a nudo della sposa,
e raggiunge, eventualmente il suo regno, anche se soltanto sotto forma
di immagine riflessa. Est-qui libre? Equilibre!!! |